Come molti di voi sanno ieri 1° febbraio l’ascensore della vergogna è stato rimesso in funzione, per la precisione è stato rimesso in funzione il 31/01 ma, insieme ad Andrey, la persona con disabilità motoria che aveva registrato il video con le assurde risposte di RFI a fine dicembre, siamo andati a verificarne il funzionamento.
Il ritrovo era per le 14, ovviamente posticipato a causa degli ormai certi e reiterati ritardi di Trenord, ma questo è altra storia.
Siamo davanti all’ascensore, io, Paola Lorenza Ghezzi e Paolo Piffer … forse rappresentiamo Monza, forse rappresentiamo quelle persone che riescono ancora ad indignarsi quando si superano i limiti della decenza, forse rappresentiamo quelle persone che non riescono a girarsi, quelle persone che credono e sognano che un mondo migliore è possibile e che per farlo bisogna partire da noi … forse rappresentiamo tutto questo, o forse siamo solo tre sognatori. Dietro di noi per fortuna la forza dei social anche se per la prossima volta spero di vedere più persone fisiche … si perché Andrey verrà ancora a trovarci a Monza, abbiamo in mente qualche cosa da fare insieme a tutti i sognatori che ci sono in Monza e che sono, certamente, molti di più di quanti immaginiamo.
Insomma con il ritardo certo di Trenord, si presenta Andrey, sta già registrando il suo video, è in diretta, una ragazza dagli atteggiamenti gentili e fermi lo riprende … ha gli occhi di una persona che ne ha viste di tutti i colori e che non vuole piegarsi. Una energia forte è scesa da quel treno … sono i Disabili Pirata
Ci spostiamo verso l’ascensore che, ovviamente, dopo anni è tornato a funzionare … magia dei social e delle innumerevoli lamentele che RFI e KONE hanno ricevuto. Ovviamente non ci è dato di sapere come mai fosse non funzionante, ciascuno scarica la colpa sul prossimo, sport che in Italia ha piu “follower” del calcio! Forse l’unica che davvero non centrava nulla era la società di manutenzione ordinaria … la Kone; ma si sa, quando piove guano, ci si sporca tutti.
L’ascensore dentro è bellissimo, si vede che non ha mai funzionato, sembra nuovo … ed invece è li da circa una decina di anni, il pavimento sembra uno specchio d’acqua, l’interno una SPA, sembra di essere in una di quelle cabine da colorterapia, è anche profumato, forse hanno pensato anche alla aromaterapia !!!
Andrey ha un appuntamento con un suo collega, è la persona che testerà e verificherà che che sia tutto “a posto”. è “l’ingegnere”.
Entrambi su sedia a rotelle, con giubbetto arancione, caschetto protettivo e strumenti di verifica.
Sembra tutto a posto, sono soddisfatti, Andrey è “il viso pubblico” mentre “l’ingegnere” è più silenzioso e ci mette al corrente di alcune “sfumature” che le persone con difficoltà motorie sono costrette a vivere ogni singolo giorno.
Più ascolto le storie e più mi proietto e mi visualizzo a come potrei vivere io situazioni così “assurde”. La realtà supera ogni possibile ipotesi di difficoltà.
Andrey ci fa notare che l’ascensore ha un orario di “apertura” che non corrisponde agli orari della stazione, di fatto significa che ci sono certe ore in cui potresti arrivare in stazione ed essere prigioniero della stazione stessa.
Solo allora mi rendo conto che la barriera non è solo fisica ma è anche mentale, che è soprattutto mentale, è la barriera che non si vede la prima a dover essere abbattuta.
Mi vedo scendere alle 23.05 dal treno proveniente da Milano, sono finalmente a casa, sono a Monza, ora non devo far altro che raggiungere la superficie dove … ops … gli ascensori sono già “chiusi” … bhe tranquilli, attendo domani mattina che alle 06.00 li aprono, magari si fa un rave party sul binario, chiamo qualche amico che mi porti una birra … sempre che almeno lui possa raggiungermi.
Comincio a capire che la privazione della libertà è più sottile, e più pesante ma soprattutto meno evidente a chi non la vive in prima persona.
“L’ingegnere” e Andrey vogliono andare all’ufficio RFI per ringraziare il responsabile locale per il funzionamento dell’ascensore ma anche per chiedere che gli orari degli ascensori siano almeno quelli della stazione e per chiedere spiegazioni sul binario 1.
Il Binario 1 ha un problema grosso, quando furono aggiornati i binari per rendere accessibili i treni anche a chi ha difficoltà motorie, si dimenticarono del binario 1.
Io Paola e Paolo non capiamo immediatamente, Andrey ci mostra cosa significa proprio appena raggiungiamo il binario 1.
Il “salto” che c’è tra la banchina ed il treno non è superabile con una carozzina, ma neanche con un passeggino ovvimente. Per qualche ragione la banchina non è stata alzata al livello corretto.
Ecco però che ancora il mio cervello “viaggia” e si proietta … mi vedo su un treno di quelli “svizzeri” perfetti, dove chissà perché, loro hanno pensato anche alle persone che possono avere difficoltà a muoversi. Mi immagino arrivare al binario 3, il treno si approssima al binario, sento lo stridore dei freni, il treno rallenta poi si aprono le porte e posso con la mia carrozzina scendere autonomamente sul binario 3, un gioco da ragazzi.
Poi, tipo nel film sliding doors, stessa scena … ma il treno, lo stesso treno arriva al binario 1 … e io rimango intrappolato sul treno! Come faccio a verificare su quale banchina arriverà? E se poi cambia? Come faccio a partire e a non sapere se potrò scendere?
Ascoltare queste storie, proiettarsi in queste difficoltà mi fa salire la pressione, guardo negli occhi anche i miei compagni di viaggio Paola e Paolo e vedo lo stesso malessere anche nei loro occhi, poi guardo “l’ingegnere” e Andrey … nei loro occhi vedo anche un pizzico di rabbia ma, soprattutto, la voglia di far sapere, la voglia di comunicare queste cose, la speranza che se tutti sapessero e vivessero quello che a loro è “riservato” allora, per forza, le cose cambierebbero.
Dobbiamo raggiungere l’ufficio dove risiede il responsabile della stazione, ci attende una sorpresa da “articolo 22” (e se non sapete cosa sia chiedetemelo in FB, almeno saprò che fino a qui qualcuno ha letto 🙂 )
Un metro e mezzo prima della porta a cui si deve “bussare” per poter parlare con qualcuno vi è un cartello con una linea immaginaria … chi supera quella linea è a rischio di multa, da circa 300 euro a 1500 euro. Dunque, se hai bisogno di parlare con un responsabile … sei obbligato ad attraversare quella linea immaginaria e, quindi, sei multabile. Direi che un ottimo espediente per allontanare le persone nel caso infastidissero … ovviamente il responsabile RFI, che inizialmente ci risponde, se ne ricorda non appena le domande diventano fastidiose e ci invita ad allontanarci di quel metro e mezzo. Vi assicuro che essere li come testimone è stato surreale. Due persone con difficoltà motorie vogliono solo avere la possibilità di parlare, di raccontare di far notare delle difficoltà … ma chi sta dall’altra parte ha sempre la risposta pronta “non dovete parlare con me, scrivete sul “sito”, io non so nulla, io non posso fare nulla”.
Empatia ZERO, ascolto ZERO, umanità ZERO.
Però poi il colpo di genio … si ricorda anche lui della linea “immaginaria” … e ci ricorda allora, con tono grave, che ci dobbiamo allontanare, che siamo passibili di multa.
Difficile stare calmi, difficile non vedere ora quella linea immaginaria, quella linea immaginaria è più spessa di un muro, è più pesante di un ascensore che non funziona, è più grave di un binario che non permette l’accesso ai treni, anche a quelli attrezzati.
Quel muro è nel cuore delle persone!
Ci allontaniamo, io chiedo “all’ingengnere”:
“ma in questo caso, perché immagino che ci siano centinaia di binari come il binario 1, che si fa?”
Così scopro che ci sono le “sale blu” che sono le sale di accoglienze per chi ha difficoltà motorie. Devi telefonare, informare del tragitto che vuoi fare, e loro mettono a disposizione delle persone con gli adeguati mezzi per permettere l’accesso ai treni.
Bhe, meno male penso tra me e me, ci sarà una sala blu in ogni stazione con una persona almeno a disposizione!
Ecco … in effetti … NO!
Su 320 stazioni ci sono, rullo di tamburi, 14 sale blu … il 4% !!!
Il personale è solo dove ci sono le sale blu, bisogna mandare una mail (?) oppure fare una telefonata almeno 24 ore prima e loro verificano se hanno il personale da mandare dove tu hai bisogno. Ovviamente se il tuo viaggio prevede coincidenze o cambi … bhe la probabilità di sentirsi dire che c’è il personale diventa bassa bassa bassa. Davvero, avete capito bene, il personale parte da una delle 14 sale blu e si porta alla stazione in cui voi avete bisogno. Ovviamente anche la sala blu ha “orari” che sono più restrittivi rispetto al servizio offerto.
Credo di essere sbiancato, incredulo, ho voglia di chiedere scusa, di chiedere scusa a tutte le persone che devono subire queste limitazioni della loro libertà, è ho il sospetto di non essere il solo.
“L’ingegnere” mi dice che ovviamente se si esce dall’Italia, senza andare in chissà quali altri nazioni, bhe fuori … in Spagna è tutto diverso e ci si può veramente muovere agevolmente.
Sto sempre peggio.
Andrey allora, come ultimo gesto, vuole recarsi alla biglietteria per recuperare un modulo di reclami da compilare per segnalare quanto detto fino ad ora.
Il pomeriggio sembrava ormai in discesa, la parte piu difficile era ormai passata, invece anche farsi consegnare un modulo di reclami, se sei su una sedia a rotelle, diventa una assurdità.
Ci presentiamo allo sportello che, tra le vetrofanie, riporta anche la voce “reclami” … penso io, siamo al posto giusto.
E invece no, la signora allo sportello non vuole consegnare il modulo ad Andrey, l’operatrice inizia ad urlare dicendo che non è il modulo giusto, che lei non gli fornirà il modulo perché, se vuole, deve compilare quello “on line”. Andrey insiste.
La scena è davvero surreale, prova Paola ad intercedere perché è tutto senza senso, poi ci prova anche Paolo … l’operatrice, protetta dal suo vetro antisfondamento urla, si lamenta, inveisce … Andrey chiede solo il modulo reclami da compilare, non riesco a capire perché tanto livore, tanta rabbia, perché urlare?
Le prime barriere non sono quelle architettoniche, se cominciamo a lavorare sulle barriere invisibili sono certo che per quelle architettoniche troveremo tutti insieme delle soluzioni.
PS: la prossima volta che vi sarà la possibilità di incontrare Andrey, “l’ingegnere” e la loro silenziosa regista, venite a toccare con mano le barriere invisibili, faremo del bene al mondo.
PPS: Il video del pomeriggio lo trovate qui
PM